
Tareq Imam
La vedova scrive lettere in segreto
Traduzione di Barbara Benini
poiesis, Bari 2020
pagine 56, € 10,00
28.02.2022
di Jolanda Guardi
In una recente intervista, lo scrittore egiziano Ahmed Naji nota che “In the past ten years, 2-3 historical novels have been published each year – and most of them are lame. […] These novels all share the same perspective – believing in one eternal identity called arabism, repeating the same old story over and over” (Intervista di E. Mannheimer su pen/opp, 19.02.2022). Quanto affermato da Naji si ripercuote anche nei gusti di chi legge romanzi arabi in italiano che finisce per prediligere autori e autrici che propongono una trama lineare, meglio ancora se la storia si dipana intorno a una figura femminile della quale si possa seguire l’evoluzione o la triste storia. In tal modo anche chi traduce e gli editori preferiscono portare in traduzione opere che si conformano almeno un po’ a questo schema, che non è negativo in sé, ma che fa sì che si diffonda e si radichi l’idea che autori e autrici di lingua araba ripetono in maniera un po’ monotona lo schema classico del romanzo e della saga. Quando poi viene invece presentato un romanzo che si discosta da questa struttura e che richiede un certo impegno da parte di chi legge, interviene una sorta di rifiuto che fa classificare il testo come “difficile”, “incomprensibile” o che attribuisce la non comprensione a una carenza nella lingua italiana in cui è stato tradotto. Questo fa sì che alcuni autori e autrici che sperimentano nuove strutture romanzesche o che ne adottano alcune già presenti nella produzione romanzesca internazionale vengono a volte poco considerati, come è il caso di Tareq Imam. Imam, giovane scrittore egiziano, già noto al pubblico italiano per il suo Le mani dell’assassino (traduzione di Barbara Benini, atmosphere libri, Roma 2016), riprende in La vedova scrive lettere in segreto una scrittura nella quale gli elementi fantastici si inseriscono in un paesaggio del tutto reale. Qui la trama di sottofondo ci narra di una vedova che, rientrata nella città natale dopo la morte del marito, scrive e riscrive lettere d’amore per alcune ragazze aiutandole così, grazie alla sua eloquenza e all’abilità nell’uso della lingua araba, a coronare i loro sogni d’amore. Nel frattempo Malak, questo il nome della protagonista, pensa anche alla fine della sua vita e acquista una tomba nel cimitero locale che va a visitare regolarmente. Questo scheletro narrativo viene percorso da un elemento magico che si sovrappone e si intreccia con la realtà: la presenza di una misteriosa lettera (d’amore) che un mattino giunge a Malak attraverso la finestra. La lettera, dai bordi sgualciti e consumata dal tempo, funge in qualche modo da attivatore di memoria e porta Malak a ripercorrere una vita trascorsa senza amore né passione.
Il linguaggio utilizzato da Imam dà molto spazio all’immagine-immaginazione come rappresentazione della realtà al di là della mera elencazione dei fatti: la misteriosa lettera, infatti, nel giungere nella camera di Malak ha rotto il vetro della finestra, ma nessun sasso viene ritrovato nella stanza. La lettera, allora, è uno scritto immaginario che racchiude il desiderio d’amore della protagonista, costretta a condividere per vent’anni la vita con un uomo che non ha mai amato e il vetro rotto della finestra altro non è che quel qualcosa che ha scatenato in lei i ricordi. La lettera è il rifugiarsi nella scrittura, il meccanismo di difesa che Malak ha utilizzato per tutta la vita, il ricordo del suo primo amore che le ha permesso di giungere fino a quel luogo, a quel momento, quando dovrà separarsi dalla vita stessa. Suggestionata dalla lettera misteriosa Malak riscrive le lettere d’amore della sua gioventù, ripercorrendo così la sua vita affettiva fino all’epilogo del breve romanzo, quando la lettera da consunta diventa “un foglio liscio, senza pieghe, senza bordi ingialliti, né parole scolorite: un comune foglio di carta bianca, su cui non era mai stato scritto nulla” (p.14)… Il perché viene lasciato alla libera interpretazione di chi legge, poiché la letteratura è anche un modo per comprendere la realtà da diversi punti di vista e ciascuno di noi, leggendo, ne ha uno suo peculiare. In ogni caso la scrittura, ancora una volta, viene presentata come terapia contro la solitudine e la mancanza di affetti e Tareq Imam riesce a rendere i sentimenti che prova Malak con un linguaggio accattivante costellando la narrazione di altri personaggi, per lo più femminili, accomunati dalla solitudine e che la affrontano in maniera differente da Malak. Oltre a essere la storia di una singola persona, quindi, La vedova scrive lettere in segreto ha un’ambizione più ampia, quella di raccontare la pluralità di solitudini che convivono certamente in una trama romanzesca, ma anche nella città.
Splendida recensione