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Parlare di paura terrorizza ma aiuta a capire se stessi: Lo specchio di Satana di Ahmed Khaled Tawfiq

Ahmed Khaled Tawfiq

Lo specchio di Satana

Traduzione di Amira Kelany

atmosphere libri, Roma 2022

pagine 160, € 16,50

di Luisa Franzini

14.02.2022

Esistono paure immotivate, insondabili e prive di una spiegazione logica ma che ci raggelano, costringendoci a fare i conti con l’irrazionale. Nel romanzo Lo specchio di Satana, tradotto in italiano da Amira Khelany, lo scrittore egiziano Ahmed Khaled Tawfiq (1962-2018), conduce il lettore in questo vortice di terrore attraverso la narrazione di eventi incredibili vissuti dai personaggi della storia che fa da cornice e che ha inizio utilizzando, come viene ribadito anche da uno dei protagonisti, gli elementi più comuni del lessico dell’orrore: pioggia, freddo e oscurità.

In una tempestosa notte d’inverno otto personaggi sono bloccati nella grande villa di due di loro e qual è il miglior modo per passare un tempo così tenebroso se non quello di far riaffiorare ricordi spaventosi, raccontandoli  mettendo anche in palio un premio per la storia migliore? Con questo espediente l’autore dà inizio al suo “circolo del terrore”, che è anche il titolo originale del romanzo (Ḥalqat al-Rub’), in cui ogni astante racconta una storia di cui è stato protagonista, avente come comune denominatore la paura. Ogni racconto offre al lettore l’occasione per un’indagine sui diversi modi in cui si percepisce e si manifesta la paura: paura che lo specchio in salotto rifletta qualcosa o qualcuno in più rispetto alla nostra immagine, paura di insetti che diventano creature mostruose, paura di persone che si possono trasformare in esseri demoniaci, paura dei fantasmi e persino la paura verso le percezioni degli animali nel presagire, prima degli esseri umani, qualcosa di spaventoso.

Questo ciclo è introdotto dalla storia che fa da cornice ai sei racconti e che rappresenta l’espediente narrativo che consente ai personaggi di narrare la propria esperienza per poi  tornare, al termine di ognuna di esse, alla storia presente, secondo una struttura consolidata “a cerchio” che rimanda a quella delle Mille e Una Notte o del Decameron.

E’ interessante notare come il ritmo di ogni racconto sia scandito da un senso di tensione crescente che soltanto il ritorno alla storia-cornice riesce ad allentare, facendo tirare al lettore un sospiro di sollievo ed è proprio nel momento in cui si ritorna al presente, alla rassicurante realtà, che ogni storia viene analizzata, commentata e si ha l’occasione per riflettere anche sulla costruzione delle storie dell’orrore in generale, a partire dall’importanza del creare un’ambientazione adatta o sull’aspetto terapeutico del raccontare la paura: “parlare di paura terrorizza ma ci aiuta a capire di più noi stessi”, considera la moglie del dottor Sami durante una delle discussioni in quella notte agitata.

A guidare il gruppo di personaggi c’è il dottor Refaat Ismail, ematologo, uno degli anti-eroi più amati dai lettori egiziani del genere fantasy-horror, nato dalla penna di Ahmed Khaled Tawfiq e protagonista di una delle sue collane di libri tascabili più famose, dal titolo Mā warā’ al-Ṭabī’a (“ciò che è dietro la natura”, ossia il soprannaturale), che comprende ben ottanta titoli tra i quali Lo specchio di Satana è il numero 10. Già celebri tra i giovani egiziani, alcuni dei suoi racconti sono diventati oggi famosi in tutto il mondo grazie alla prima serie egiziana prodotta da Netflix e uscita nel novembre del 2020 col titolo originale arabo tradotto in Paranormal. In essa il protagonista affronta mummie di faraoni, creature misteriose e leggendarie della tradizione egiziana come la Nadaha, una fanciulla simile a una ninfa che uccide o rende folle chi la incontri, o esseri emblematici del romanzo gotico come il conte-vampiro di cui il dottor Refaat è ospite proprio nel primo numero della collana.

Il successo della serie televisiva ha consentito anche di far conoscere Ahmed Khaled Tawfiq a un pubblico più vasto, aumentando così la possibilità che altre sue opere vengano tradotte: egli è stato uno dei più grandi scrittori contemporanei di libri horror e di fantascienza nel mondo arabo. Finora la sua unica opera tradotta in italiano era Utopia, scritta nel 2006 e considerata il primo romanzo distopico della letteratura araba contemporanea (trad. italiana di Barbara Benini, ed. Atmosphere libri 2019): gli scenari cupi e violenti di un futuro ormai non così lontano (il romanzo è ambientato nel 2023) sono anticipati nella prefazione in cui l’autore afferma l’assoluta casualità di ogni possibile relazione con fatti o personaggi reali, premurandosi tuttavia di aggiungere che non si esclude una realizzazione di quei terribili eventi in un futuro prossimo.

La grandezza di Tawfiq sta anche nel guidare il lettore, attraverso riferimenti al tempo presente, a riflettere sugli eventi delle sue narrazioni. In Utopia si può creare nel lettore un vero e proprio distacco emotivo a causa della paura per la violenza narrata e quasi un rifiuto verso la possibile profezia della realizzazione di tali eventi, pur nella consapevolezza che davvero una realtà del genere potrà accadere, mentre la paura narrata nei libri della serie Ma wara’ at-Tabi’a di cui Lo specchio di Satana fa parte, è quasi più rassicurante poiché già conosciuta e categorizzabile:  è quella atavica dell’essere umano, la paura dell’ignoto, di qualcosa che non  vediamo o che è così mostruoso da diventare grottesco ma che possiamo con sicurezza definire “non reale”. Il dottor Refaat è così sicuro di questo che potrebbe essere considerato il perfetto rappresentante di ogni lettore: si accosta a ogni storia che racconta con scetticismo, affermando che “a ogni causa corrisponde un effetto; qualunque cosa al di fuori di questa equazione non è normale e il paranormale non esiste” ma si definisce anche come “un dottore che non riesce a scappare dal labirint”, così come afferma il protagonista nella prima puntata della serie Paranormal mandata in onda su Netflix nel 2020.

Come spesso accade quando si passa dal libro al suo adattamento cinematografico, la caratterizzazione dei vari personaggi cambia leggermente e lo spiccato sarcasmo del dottor Refaat presente nel libro, si attutisce ma rimane soprattutto nella parte iniziale della serie dove, escludendo ogni possibile evento sovrannaturale, egli afferma: “Non esistono né i fantasmi, né gli spiriti; non è giusto privare il vento del suo potere di far muovere le tende per attribuirlo a qualche mostro, né è giusto ignorare gli sforzi che fanno le cerniere arrugginite per far cigolare le porte, e affermare che sia stato invece un fantasma..”

Il suo sarcasmo è ancor più evidente nel libro, come i lettori noteranno, ma in questo romanzo spicca anche un passo in cui è palese l’ironia nei confronti di chi scrive libri horror: “..si diletta con il passatempo più strano al quale una persona si possa dedicare: pensate che questo idiota ama scrivere racconti del terrore!” (Lo specchio di Satana, p. 12).

Il disappunto di Tawfiq in realtà si era già manifestato in un suo articolo sulla fantascienza nella letteratura araba (Ḫayal ‘ilmī ‘arabī: hal huwa ḫayal ‘ilmī? , in “al-‘Arabī”, 624, novembre 2010, pp. 108-25), dove accusava la critica di non prendere troppo sul serio questo genere letterario e in un passo del libro fa dire a uno dei suoi personaggi: “Anche la letteratura del terrore in Egitto è considerata come un bambino che gattona, non ha radici profonde, fatta eccezione per al-Nadaha, qualche orco e alcuni vampiri. Per questo mi muovo da solo a tastoni”.

Eppure Tawfiq, pur “a tastoni” si è mosso egregiamente: i suoi libri sono ancora tra i più venduti nel mondo arabo e meriterebbero di essere tradotti. Con i bei lavori di traduzione in italiano di “Utopia” e ora de “Lo specchio di Satana ” la speranza è che, nell’editoria italiana, si allarghi lo spiraglio per far conoscere questo autore e il suo linguaggio acuto e mai banale al più vasto pubblico possibile anche perché, riprendendo la storia cornice de “Lo specchio di Satana”, siamo proprio sicuri che la realtà sia così rassicurante e spiegabile? Il sorprendente finale forse ci potrà dare un’altra risposta.

Comments 1

  1. Amira says:
    5 mesi ago

    Splendida recensione, ottima collocazione. Grazie per aver collocato il tutto

    Rispondi

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