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Ghayath Almadhoun: fare poesia

di Enrica Antonini

In seguito alla pubblicazione in lingua italiana della prima traduzione di una sua opera, Adrenalina Traduzione di Jolanda Guardi, Milano: Edizioni Centro Studi Ilà 2021), l’autore è giunto in Italia per una serie di presentazioni della sua opera. L’intervista che segue è stata condotta durante la presentazione che si è svolta a Roma.

Ghayath Almadhoun è un poeta palestinese nato nel campo di rifugiati di Yarmuk a Damasco nel 1979. Ha studiato letteratura araba all’Università di Damasco e ha lavorato come giornalista culturale per diversi quotidiani in lingua araba. Nel 2006 ha fondato Bayt al-qaṣīd, La casa della poesia, insieme al poeta siriano Lukman Derky a Damasco. Ha pubblicato diverse raccolte poetiche in arabo e il suo lavoro è stato tradotto in molte lingue. La traduzione svedese della raccolta ṭalab luğiw’ (Domanda d’asilo, 2010), Asylansökan, ha ottenuto nel 2012 il premio Klas de Vylders e dell’Unione degli scrittori svedesi. La raccolta Ṭarīq Dimašq (La via per Damasco) tradotto in svedese nel 2014 con il titolo Till Damaskus e scritta in collaborazione con la poeta svedese Marie Silkeberg è stata inclusa nella lista Dagens Nyheter dei migliori libri del 2014 e da essa è stata tratta una pièce per la radio nazionale svedese. Con Silkeberg Almadhoun ha anche realizzato diversi poetry film che possono essere visionati sul sito Moving Poems (movingpoems.com); tra questi The City, sulla distruzione di Damasco, proiettato in oltre 150 festival. Una serie di poesie di Almadhoun è stata proiettata durante il festival For Aarhus, all’interno dell’installazione A Postcard from Aleppo, dell’artista americana Jenny Holzer. Nel novembre 2020 il suo poetry film Evian ha vinto il Zebra Poetry Film Festival di Berino. Residente a Stoccolma dal 2008, Almadhoun vive attualmente a Berlino.

Leggi l’intervista nella versione cartacea del secondo numero di Arabesque

L’Editore raccoglie direttamente le prenotazioni all’indirizzo 
acquisti@puntoacapo-editrice.com

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