In questo numero di Arabesque presentiamo l’ultima raccolta poetica di uno dei più importanti giovani poeti palestinesi contemporanei: Una sedia sul muro di Acri di Najwan Darwish uscita in italiano per le edizioni del Centro Studi Ilà© nella traduzione di Valentina Balata.
Una sedia sul muro di Acri: Najwan Darwish, Palestina e poesia.
di VALENTINA BALATA
Che cosa lava l’onda?
Potrà mai un uomo indifeso vincere con le parole contro l’occupazione? Potrà mai in ogni caso evitare di scrivere? Poeta, giornalista, critico letterario ed editore, Najwan Darwish riflette sulla sua esperienza di uomo e poeta e ci conduce sulle strade di Haifa, popolandola di versi in lingua araba, vestigia che si ergono oltre le rovine. Nella sua raccolta Una sedia sul muro di Acri, il poeta dà voce ai luoghi della sua terra. Si muove per le strade e cammina sulla riva, osserva il mare, la montagna e il vento, che sanno di casa nonostante gli invasori. Invasori che abitano veglie e incubi, ma non trovano altro spazio e altro nome tra questi versi che presidiano i luoghi e la lingua, per scongiurare l’oblio. In una terra occupata come Haifa, anche un profeta può sentirsi smarrito. Come attraversare lo spazio tra Gerusalemme e la Mecca, se non con la loro lingua?
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